Per oltre trent'anni Padre Ferdinando Batazzi è stato il regista e il commentatore della Santa Messa trasmessa dalla Rai, e per questo qualcuno l’ha soprannominato “Il microfono di Dio”.
Ha iniziato alla Radio Vaticana, ma è orgogliosamente fiorentino.
Per tanti anni è stato Parroco a Ognissanti, professore di teologia morale alla Facoltà Teologica Fiorentina; ma è stato anche attore oltre che giornalista.
Padre Ferdinando, quali sono le sue origini?
La mia famiglia abitava in centro a Firenze ed erano bottegai fiorentini.
Qual è il suo ricordo più vivo della città?
Risale al 1929: l’Arno ghiacciato.
È diventato prima prete o attore?
Sono diventato prete la notte di Natale del 1950. Quando poi andai a Roma, inviato dal Vescovo per studiare alla Lateranense, dove mi laureai con una delle prime tesi di etica sulla liceità di un trapianto renale, iniziai a lavorare alla Radio vaticana. Andai poi al Centro Dizione e Recitazione di Roma. Ricordo il mio bravissimo insegnante, l’attore Carlo Tamberlani, ma mi sembrava di sapere già tutto, ce l’avevo nel sangue.
Per 33 anni ha lavorato in Rai, facendo anche il Parroco e l’insegnante; come faceva a fare tutto?
Dal venerdì alla domenica ero dedicato alla Rai, come regista e autore dei testi di commento per le messe domenicali, che come tutti sanno sono itineranti, ovvero ogni volta in una città diversa. Dal lunedì al giovedì facevo il resto. Per 26 anni ho insegnato alle superiori religione, mentre per 33 anni alla Facoltà Teologica di Firenze. Poi mi preparavo alle omelie tenendo sempre presente che devono essere come la sottana: corta, aderente al soggetto e aperta al dialogo.
Una volta mi disse delle sue “scappatelle” al cinema, se lo ricorda?
Ma senti cosa ti ricordi. È vero, te lo dissi quando eri mio studente di teologia, che memoria! Erano gli anni tra il 50 e il 60, e sia per i miei studi di recitazione, che per la mia attività giornalistica, dovevo recensire i film che uscivano al cinema. Ma all’epoca vedere un prete in una sala cinematografica era ancora scandaloso, e pertanto dovevo “travestirmi” da semplice persona lasciando a casa la tonaca.
Che giudizio darebbe del lavoro svolto in tutti questi anni?
Come disse l’attrice Vivien Leigh: “Io non so giudicare i film della mia vita, ma so che alla fine Dio, per giudicarmi, rivedrà il film della mia vità”.
Franco Mariani
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