Villa Basilica nell’Antichità e Alto Medioevo Le origini della “nobil terra” di Villa Basilica si perdono nell’oscurità dei secoli. I primi abitanti di questa valle sono stati probabilmente cacciatori
nomadi attratti dai folti boschi e dall’abbondanza di acqua che
favorivano caccia e pesca. Con il diffondersi di nuove attività economiche quali allevamento
e agricoltura si sono avuti i primi insediamenti. Possiamo pensare che per un lungo periodo di tempo caccia, pesca, raccolta
dei frutti dei boschi coesistessero con allevamento e agricoltura. Col passare degli anni, e l’incremento della popolazione, per
sfruttare nuovi terreni da coltivare venne usata la pratica del debbio:
ottenere terreni liberi e fertili attraverso la combustione del bosco. L’agricoltura prendeva gradualmente piede sulle altre attività. Con la scoperta dei metalli si diffuse rapidamente la lavorazione del
ferro. Questa attività ha caratterizzato la valle per molto tempo grazie
all’abbondanza del carbone ricavato dai boschi, e dai numerosi
corsi d’acqua. Sorsero così le prime fucine dove si fabbricavano armi (spade,
lance ecc.) e attrezzi per l’agricoltura. E’ certo che la comunità di questa valle ha avuto notevoli
rapporti commerciali con gli Etruschi. Probabilmente il ferro grezzo che gli Etruschi avevano in abbondanza
veniva ceduto in cambio di spade, lance, attrezzi agricoli, prodotti
locali. Questa fertile valle è stata abitata per millenni da popolazioni
indigene ed in seguito occupata dai Liguri. Presso un antico manoscritto che trattava degli Etruschi si dice che
ai tempi della “Res Pubblica” Romana, ad otto miglia da
Lucca, inoltrandosi per una stretta gola, si incontrava la via Clodia;
percorrendola si giungeva alla città di Villa. Il fatto che in un antico manoscritto relativo gli Etruschi si faccia
riferimento alla città di Villa conferma l’ipotesi che
tra gli Etruschi ed i Villesi vi fossero intensi rapporti commerciali
(ferro, spade, attrezzi ecc.). Quindi Villa ai tempi della “Res Pubblica” Romana era già
un centro manifatturiero e commerciale importante. Gli eserciti romani che transitavano da questa valle per poi oltrepassare
l’Appennino, si rifornivano di vettovaglie ed armi. La strada oggi chiamata via delle cartiere, è tracciata sulla
linea dell’antica via Clodia. Con il termine Villa s’intendeva la residenza di campagna dei
ricchi Romani. Mentre Boveglio era un possedimento della faniglia romana Elia che quivi
allevava bovini da cui il nome Boveglio (Bove-Elia). Possiamo affermare che Villa fu celebre per la fabbricazione delle spade
che forniva in tutta la penisola. La freschezza e la purezza delle acque, era “attissima”
alla tempra dei metalli. Già in epoca anteriore ad Adriano vennero assegnate ai Lucchesi
e perciò ai Villesi le celebri fabbriche primitive di spade (Lucensis
Spatarum). A Villa, ai tempi dell’antica Roma doveva trovarsi la Curia e
la Basilica o palazzo della Magistratura e del governo. A partire la IV secolo anche in questa valle iniziò a diffondersi
il Cristianesimo e gradualmente furono sostituiti i templi pagani con
piccole chiese. Nel periodo tra il 560 e 588 fu vescovo di Lucca S. Frediano e sotto
la sua guida la predicazione del Vangelo ebbe un grande impulso. Ovunque furono fondate nuove pievi, a Villa, sulle rovine della Basilica
Romana, fu innalzata nel VI secolo una Chiesa, una delle ventotto pievi
battesimali consacrate da S. Frediano. Con la caduta dell’impero Romano, anno 476 d.C., anche questa
valle venne invasa dai Longobardi che, guidati da Alboino, occuparono
l’intera regione. Nell’anno 573 divenne ducato Longobardo. Le distruzioni di città, e raccolti; le difficoltà di
comunicazione, le carestie e le epidemie finirono con il decimare le
popolazioni. Nel corso dei secoli successivi la Chiesa si rafforzò sia dal
punto di vista organizzativo che da quello economico culturale. Le uniche scuole esistenti erano quelle ecclesiastiche. Le sempre crescenti donazioni andavano ad aumentare con terre e immobili
il patrimonio ecclesiastico. Dappertutto nascevano chiese e monasteri. Anche Villa fu interessata da questo fenomeno. La prima notizia riguardante il nome di Villa, la troviamo in un documento
del 774 contenente un atto rogato sotto il regno di Carlo Magno. Solo successivamente all’anno 1000 è stato aggiunto al
nome Villa il determinativo “Basilica” per distinguerla
da altre località chiamate Villa. Infatti in quel periodo si usava dare il nome “Basilica”
alle chiese con una cripta sotto l’altare. Nell’anno 760 il vescovo Peredeo consacrava una nuova chiesa in
omaggio dell’Arcangelo Michele in luogo detto Colonia (Colognora),
fatta costruire da un devoto signore chiamato Ato nei suoi territori. Questo potrebbe significare che più anticamente il paese fosse
stato costruito più in alto (sotto il monte Battifolle dove ancora
oggi si possono trovare diversi ruderi) e che successivamente sia stato
costruito attorno alla chiesa nel 760 e poi successivamente fortificato. Le più antiche memorie di Pariana risalgono al 30 Marzo 915 in
un documento in cui il vescovo Pietro di Lucca “allivellò”
una casa colonica di proprietà vescovile in loco detto Pariana. Il più antico documento che riguarda il castello di Boveglio
risale all’anno 757, ricavato da una pergamena lucchese. Nell’anno 991 fu signore di Villa Adalberto Duca d’Italia,
padre della contessa Matilde che donò le “decime”
di Villa e Pescia alla cattedrale di Lucca. Intorno all’anno 1000 Villa era famosa in tutta la penisola per
la lavorazione del ferro. Era questa una zona ricca e situata in un’ottima posizione strategica.
Villa Basilica nel Basso Medioevo Documentata con il termine “Villa” tra VIII e IX secolo e come “Villa Basirica” o “Villa Basilica” dal X in poi, fu un importante centro produttivo grazie all’abbondanza di numerosi corsi d’acqua e delle fitte boscaglie che hanno permesso lo sfruttamento intensivo dei prodotti naturali. Nell'organizzazione amministrativa dell'antico stato lucchese Villa
Basilica fu capoluogo di una vasta circoscrizione, o Vicaria, detta
"della Pieve di Villa e di Valle Ariana", unita alla Vicaria
della Val di Lima o a quella di Montecarlo. Dopo l’anno 1000 la valle fu attraversata da un grande risveglio
religioso, intellettuale ed economico. La nascita della piccola borghesia, che trovando lavoro risparmia, commercia,
capitalizza, porta benessere e ricchezza nella valle. L’amore per il bello e per l’arte, il sentimento religioso
fecero in modo che venisse eretta la grandiosa Pieve di Villa Basilica,
dedicata a S. Maria Assunta, in stile romanico-lucchese. Importante monumento situato all’interno della cinta muraria medievale. Costruita intorno all’anno 1050 da artisti lombardi specializzati
“i magistri commacini”, su una chiesa pre-romanica, della
quale ci rimane la cripta al di sotto del presbiterio, databile al VI
secolo, la chiesa è un magnifico esempio di architettura già
detto. Da non dimenticare sicuramente sono i resti dell’ambone romanico
conservati all’interno della chiesa, che rappresentano un esempio
di notevole bellezza di “arte sacra”. Le maestranze commacine – così chiamate perché lavoravano
con marchingegni - erano famiglie fra loro imparentate composte da ingegneri,
architetti, scalpellini, muratori etc. etc. che provenivano dall’
Italia Settentrionale. L’edificio è costruito interamente in pietra serena, presumibilmente
estratta in loc. “Cave”. Tale convinzione è supportata dai seguenti motivi: il sasso di
cave – un enorme macigno – è dello stesso tipo di
pietra della chiesa; presenta una parete liscia con alcuni intagli come
se fosse stato tagliato dall’uomo; resti di scaglie di pietra
segno evidente che in questa cava veniva effettuata una prima lavorazione;
la posizione della cava sopra Barbagliana e quindi di facile trasporto
in discesa lungo il solco del Rio. Sin dall’XI secolo la dinastia Carolingia deteneva una sorta di
potere giuridico esercitato all’interno della Valdinievole; non
è ben noto a quale zona precisa si estendesse, ma sappiamo con
sicurezza che includeva Villa Basilica. Nel 1104 Ugo III e suo fratello cedettero tutti i diritti pubblici tranne
“l’alta giustizia” che era ancora considerato un “pubblico
potere” destinato al Marchese. Il 24 agosto 1121 all’interno della chiesa battesimale di Villa
Basilica venne conferito un privilegio: il “feudo imperiale”. Tale privilegio, conferito a Villa Basilica ed ai popoli ad essa attinenti,
fu confermato dall’imperatore Federigo I, con diploma, a Parma
il 22 marzo 1164. Il paese ed i suoi territori sono sempre stati oggetto di dispute tra
i vari Imperatori ed i Vescovi, che per più di un secolo si contesero
il potere sui territori della circoscrizione. Lo stesso Imperatore, allora Federico Barbarossa, nel 1185, particolarmente
irritato nei confronti del Vescovo, restaurò il potere dei nobili
rurali e gli tolse il territorio di Villa Basilica che possedeva dal
1164. Verso la fine del 1200 fu signore del luogo un certo Guido di Villa
che ebbe in custodia e difesa tutta la catena centrale degli Appennini,
costruendo a tale scopo diverse fortificazioni tra cui anche la fortezza
della “Rocca di Villa”, con le sue mura castellane di cinta. La Rocca, con le sue mura possenti, ha protetto il paese dagli attacchi
nemici per molti secoli. Essa era formata da una struttura centrale di forma romboidale e da
due torrette che venivano utilizzate per l’avvistamento degli
eserciti nemici. Chiaramente l’aspetto attuale non è quello originario,
che è stato modificato nel corso dei secoli a causa delle vicende
belliche che lo hanno interessato. Originariamente dalla Rocca partivano due lunghe mura che andavano a
proteggere la parte più antica del paese. Tutti quegli edifici che stavano al di là delle mura castellane
sono stati costruiti tra il 1600 ed il 1700 (via di “Traccolle”,
via della Tribuna e la restante via S.Franchi). E’ possibile ipotizzare che proprio a questo periodo (1200) risalgano
anche la costruzione della fortificazione del Monte Battifolle e l’edificazione
delle altre rocche dislocate nel territorio, tra le cui quella di S.
Quirico, Pontito, Colognora e Stiappa. E’ da supporre che già agli inizi del 1200 Villa Basilica
avesse già goduto saltuariamente delle libertà comunali,
delle quali si faceva già riferimento nel documento, datato 1104,
in cui i conti Ugolino e Lottieri, figli del grande Uguccione di Borgonuovo,
disponevano di beni nel territorio. Da un documento di Federico II risulta che nel 1226 Villa Basilica era
capoluogo della Valleriana; quando, nel 1237 l’Imperatore, in
seguito alla vittoria di Cortenuova, riportò i liberi comuni
all’obbedienza dell’Impero, Villa Basilica fu posta sotto
il castellano imperiale di S. Miniato. Nel 1258 “gli uomini di Villa Basilica” giurarono fedeltà
al Comune di Lucca. Nel 1345 era Podestà di Villa un certo Cinello da Collodi che
tentò di cedere il castello di Collodi, frazione facente parte
di Villa Basilica, ai Guelfi di Firenze. A causa di questo fu in Lucca condannato a morire trascinato a coda
di cavallo. Nel 1370 Villa Basilica strinse un’alleanza con i Forteguerra,
una potente famiglia lucchese originaria di Villa Basilica. Insieme dichiararono guerra alla famiglia Guinigi di Lucca, i nuovi
Signori della città. Ma i Guinigi, con un esercito formato da 1800 cavalieri, inviato loro
da Filippo Maria Visconti signore di Milano, scesero dal vicino paese
di Matraia, incontrarono l’esercito villese al di sopra della
Rocca e lo sconfissero in loc. chiamata “La Rotta” in seguito
ad una cruenta battaglia. L’esercito villlese fu decimato, il paese di Barbagliana interamente
spazzato via. I Guinigi occuparono e saccheggiarono la Rocca e l’intero castello,
incendiarono gli archivi che custodivano gli antichi documenti di Villa
e uccisero la maggior parte degli abitanti causando grande desolazione
e ruina. Nel 1422 nacque a Pontoro di Villa Basilica il celebre Cardinale Iacopo
Ammannati, Segretario di Papa Pio II e successivamente di Papa Paolo
II e Papa Sisto IV. Ha scritto una continuazione in sette libri “del Commentarii”
di Pio II. E’ sepolto a Lucca nella chiesa di S. Agostino. Il 23 novembre 1429 Villa Basilica fu nuovamente assalita. Questa volta dall’esercito di Niccolò Fortebraccio, un
condottiero al servizio di Firenze. Dopo aspra battaglia saccheggiò
il paese e imprigionò gli abitanti a causa della loro ostinazione. Successivamente l’Imperatore Sigismondo, amico dei Visconti, riconquistò
Villa Basilica tuttavia i Fiorentini, alla metà di agosto 1432
accanitamente la ripresero e Villa Basilica restò incendiata
e rovinata. Nel 1437 la Valle Ariana fu riconquistata dal conte Francesco Sforza
alla Repubblica di Lucca che i Fiorentini rilasciarono stabilmente con
il trattato di pace del 1441. In data 26 marzo 1442 alla Vicaria di Villa Basilica vennero assegnati:
Collodi, Boveglio, Pariana, Colognora, Aramo, Fibbialla, Medicina, Pontito,
Stiappa, Castello e Rocca di S. Quirico, Sorana, Lignano, Castelvecchio,
Veneri, S. Pietro in Campo, Montecarlo, e successivamente S. Gennaro,
Petrognano, Tofori, S. Martino in Colle, Gragnano. Nel 1446 a Villa funzionavano due spedali, il che dimostra l’importanza
assunta in quel tempo. La carta compare in Italia grazie ai Crociati di cui appresero la tecnica
della lavorazione durante i loro viaggi in Oriente e in Palestina. L’attività cartaria a Villa Basilica era già presente
nel 1344: il Libro delle Gabelle segnala alcuni trasporti di carta verso
Pescia. Nel 1462 Bartolomeo Giuliano aveva fondato una fabbricava di carta che
commerciava sotto l’insegna della croce L.U.C.A.. Poco tempo dopo Colognora fu interessata da una immigrazione di famiglie
provenienti da Voltri chiamate in qualità di maestranze cartarie
e quivi si stabilirono. Tale industria in quella città del genovese era già in
attività. Verso la fine del 1400 nasce la stampa e la carta diviene il supporto
ideale per la diffusione del sapere. Grande importanza avrà questo fatto per l’intera economia
di questo territorio che andremo ad analizzare nel prossimo episodio. La terra di Villa Basilica era abitata inoltre da molti armaioli, specialmente
fabbricanti di spade. Risulta pure che Cosimo dei Medici, intendendo
acquistare delle spade preziose, inviò a Villa il celebre segretario
Pulci che ne compro anche per sé dal fabbricante Biscottino (1467). Altri spadai di fama furono i Nacchi, Giovanni Angelo e Antonio Genovese. Successivamente la Repubblica Lucchese fu costretta a prendere provvedimenti
contro le falsificazioni operate da Bergamaschi e Lombardi che venuti
nello stato lucchese per apprendere l’arte e dare maggior credito
alle loro spade, incidevano sulle medesime i nomi dei maestri di Villa
Basilica. Talmente diffusa era in quel periodo la lavorazione del ferro che per
alimentare le fucine con il carbone venivano distrutti interi castagneti,
fonte di cibo per gran parte della popolazione. Con un decreto il governo di Lucca fece ridurre questa attività
che poi andrà in decadenza nel secolo successivo con l’avvento
della polvere da sparo. Si arriva così all’anno 1492 “scoperta dell’America” da parte di Cristoforo Colombo che determina la fine del “Basso Medioevo”.
Villa Basilica nell’Età Moderna Si tratta di un periodo di grande operosità ed ingegno per la popolazione di questo territorio, mentre il periodo precedente era stato invece caratterizzato da continue guerre. L’unico conflitto si registra nel 1502 quando per sedare i continui
litigi tra Medicina e Monte a Pescia la notte del 30 agosto 1502 i soldati
di Villa Basilica e soldati alleati di Pisa occuparono Monte a Pescia.
I Pesciatini reagirono con impeto e riuscirono a liberare il loro territorio
inoltrandosi fino al castello di Collodi che venne saccheggiato. Altro fatto militare degno di nota riguarda il passaggio nel 1530 del
condottiero Ferruccio Ferrucci partito da Volterra con circa 3.000 fanti
e 400 cavalieri per combattere contro l’Imperatore Carlo V che
assediava Firenze. Dal trattato di pace del 1442, stipulato dalla Repubblica Fiorentina
e quella Lucchese, fino al 1847 Villa Basilica fu capoluogo di Comune,
ed ebbe Vicari e Podestà civili e criminali. Quivi risiedevano i capi delle milizie di tutta la Vicaria della Valleriana
col titolo di Colonnelli. La lavorazione delle spade, che aveva reso famosa in Europa la nostra
arte, in seguito all’invenzione della polvere da sparo va in decadenza
per poi scomparire definitivamente verso la fine del XVI secolo. In questo periodo si fanno ancora apprezzare le spade prodotte dalla
famiglia Biscotti, già famosa nel secolo precedente, e dalla
famiglia Cataldo, probabilmente immigrata dalla Lombardia per impararne
l’arte, presente nei registri in Parrocchia fino alla terribile
peste del 1631 e poi improvvisamente scomparsa, forse proprio a causa
della peste. Spada appartenuta al ”Re di Francia Francesco I di Valois”
della famiglia Cataldo. Nei più importanti musei di tutto il mondo, Parigi, Madrid, Londra,
Leningrado, New York, Leeds, ancora oggi possiamo ammirare le spade
fabbricate in questa terra. In seguito all’avvento della stampa, i Villesi sempre più
si dedicarono alla fabbricazione della carta. Fra il 1500 ed il 1600 il numero dei “mulini da carta” lungo
il torrente Pescia Minore andò progressivamente aumentando. Per caratterizzare il proprio prodotto fu inserita nel foglio di carta
la filigrana che, osservata in trasparenza, riproduceva il marchio del
produttore. Con questo stratagemma si voleva evitare che anche la carta venisse
falsificata come era accaduto in precedenza con le spade. In questo periodo lo stampatore Vincenzo Busdraghi ottenne l’autorizzazione
ad iniziare l’attività in un vecchio mulino, acquistato
e reso adatto alla fabbricazione della carta. Successivamente lo stabilimento viene rilevato dalla famiglia Buonvisi:
con questo nome, sarà conosciuto fino ai tempi nostri. La nuova attività diventerà in seguito la principale risorsa
di questa popolazione. Un’altra attività importante era rappresentata dalla produzione
dei panni-lana, degni di competere coi più famosi prodotti fiorentini. L’unico opificio di iniziativa pubblica della Repubblica di Lucca
per la produzione dei panni-lana fu prima diretto dalla famiglia Paoli
e poi da quella Franchi, ambedue Villesi. Anche la lavorazione dei panni-lana, che si basava principalmente sulla
manodopera femminile, cessò intorno al XVIII secolo per essere
sostituita dalla filatura della seta. Il 4 aprile 1524, per opera del Pievano Bianco de’ Bianchi, in
loc. Vicale fu fondato un convento di monache di San Nicolao Novello
di Lucca che seguivano la regola di Sant’Agostino. Talmente ambita era l’entrata in convento che le novizie, per
essere accettate, recavano con sé la dote, per questo le aspiranti
monache Villesi che non possedevano una dote, venivano escluse e se
ne lamentavano. Nel periodo 1545-1563 si svolse il Concilio di Trento che segnò
una profonda rigenerazione della coscienza cattolica e ne uscì
una Chiesa nuova e migliore. Gli ordini monastici furono riconvertiti al loro primitivo rigore, al
clero fu restituita una disciplina ed una moralità di cui sembrava
perso anche il ricordo, rinunzia del Papato alle sue tentazioni temporali. Tra le tante riforme anche l’obbligo per tutte le Parrocchie di
registrare tutti i Sacramenti, Battesimi, Cresime, Comunioni, Matrimoni
ed elenco dei Defunti. A Villa Basilica il primo cittadino battezzato, registrato nella Parrocchia,
risulta in data 28 dicembre 1562. Il 5 luglio 1562 Vincenzo Galilei, gentiluomo fiorentino ed uomo di
grandissimo valore, suonatore di liuto e maestro di canto, prende in
moglie Giulia Ammannati. Vincenzo e Giulia vivono a Pisa, dove Vincenzo esercita la mercatura,
probabilmente per mandato della famiglia di lei, che è di setaioli. Giulia discende dal casato degli Ammannati di Villa Basilica dal quale,
nel secolo precedente, faceva parte Iacopo Ammannati, “il cardinal
Papiense”, potentissimo sotto il Pontificato di Papa Pio II. Dal matrimonio il 19 febbraio 1563 nasce a Pisa Galileo Galilei, primo
di sette figli. Il 10 agosto 1620 muore Giulia Ammannati, madre di Galileo Galilei. La Vicaria di Villa Basilica per amministrare il suo vasto territorio
si dette dei nuovi Statuti: uno del 1590, conservato nell’Archivio
del Comune di Villa Basilica, ed uno del 1623, conservato nell’Archivio
di Stato di Lucca. Verso la fine del 1500 in Villa Basilica numerosi uomini si sono particolarmente
distinti nell’arte, pittura, letteratura, scienza etc. etc.. Tra questi ricordiamo il pittore Passeri di Pariana, Giovanni Schiavacci
pittore alla corte dei Medici, il Coli, il Ghepardi, il Testa, il Corsetti,
il Faina etc. etc.. Il più illustre di questi è stato senz’altro Antonio
Franchi (1634-1709) detto il Lucchese, uomo di grandi virtù civili
e religiose ottenne la direzione dell’Accademia di Firenze. Fu pittore ma anche teorico dell’arte: compose trattati di meccanica
con disegni e modelli per innalzare pesi enormi, studiando le teorie
di Galileo Galilei, scrisse un trattato molto ingegnoso sul modo di
costruire i mulini e l’utilizzo dell’acqua. L’anno 1631 è tristemente ricordato come l’anno della
peste, vero e proprio flagello. Il contagio cominciò il 19 maggio 1631 con la morte di Agata
di Stefano Pera e di Madonna Lucrezia di Attilio Garzoni da Lucca, rifugiatisi
qui, per timore della peste, ed imperversò fino a tutto il mese
di ottobre. Morì circa la metà della popolazione. L’epidemia mise in ginocchio tutta la valle. Le case degli appestati furono sigillate; il lazzaretto era stracolmo
di ammalati; i cimiteri insufficienti ad accogliere tanti morti. Medici, sacerdoti, assistenti civili e militari: tutti si prodigarono
sia nel soccorrere gli infermi colpiti dalla peste che nel dare sepoltura
agli estinti. In questo periodo, così difficile, si distinsero per la loro abnegazione le seguenti Compagnie: 1.La compagnia della Venerabile Arciconfraternita di Misericordia, Compagnia dei Neri; 2.La Compagnia della Confraternita del SS. Sacramento, Compagnia dei Turchini; 3.La Compagnia Alma Confraternita della SS. Annunziata, Compagnia dei Bianchi. 4.A Pariana, Boveglio e Colognora la Confraternita di Misericordia, Compagnia dei Bianchi. Miseria, disperazione, morte …… Sopravvivere era difficilissimo. Il progressivo declino dell’industria, la fame, la dilagante criminalità, le violenze sanguinarie sui contadini fecero di questo periodo uno dei più difficili della nostra storia. Intorno all’anno 1650 viene ristrutturato ed ampliato il castello
e giardino Garzoni a Collodi. Nel 1662 furono ospiti dei Garzoni l’Imperatore Ferdinando d’Austria
e Anna de’ Medici. Agli inizi del 1700 si verificò un modesto beneficio nell’economia
della valle dovuto ad una notevole emigrazione stagionale di boscaioli
e carbonari che andavano a lavorare in Maremma, nella Campagna Romana,
e perfino in Corsica. Nell’anno 1684 nacque a Villa Basilica Sebastiano Paoli (1684/1751). Vestì l’abito religioso il 16 giugno 1705. E’ considerato tra i più illustri oratori del suo tempo. Dopo aver predicato la parola del Vangelo nelle più grandi città
d’Italia, predicò più volte alla Corte Imperiale
di Vienna, alla presenza di Carlo VI, per il quale fu pure teologo. Oltre quaranta sono le opere di questo illustre religioso al quale deve
molto il Convento di S. Brigida a Toledo, ove egli ha trascorso gran
parte della sua vita. Altro Villese illustre è stato Padre Antonio Paoli, nipote di
P. Sebastiano. Fu Preside dell’Accademia Pontificia di Roma e Direttore della
facoltà di teologia. Molto stimato e apprezzato, il 15 novembre 1775 ricevette da Papa Pio
VI un ampio elogio. Durante questo secolo l’economia locale ebbe un notevole impulso
grazie all’investimento di capitali nella valle da parte di alcune
famiglie lucchesi. L’attività agricola era rappresentata principalmente dalla
coltivazione delle castagne e sfruttamento del bosco dal quale si ricavava
legna da ardere, carbone, ed una grande quantità di pali da viti.
Importante era anche l’allevamento di pecore e capre. Verso la fine del 1700 si era fatto drammatico per le cartiere il problema
dell’approvvigionamento della materia prima, per il numero delle
fabbriche che era aumentato e perché gli stracci di canapa, lino
e cotone erano sempre più cari ed introvabili. In questo periodo lungo la Pescia Minore si contavano 70 cartiere contro
le 42 cartiere della Pescia Maggiore. Molti furono i tentativi di ricercare una nuova materia prima sostitutiva
degli stracci, tra cui “carta fatta con il falasco”, “carta
fatta con ortica”, etc. Con questa nuova lavorazione cessò in breve tempo la fabbricazione
della carta per scrivere a mano e per stampare poi sostituita con quella
per incartare. Negli anni 1786-1787 il giardino Garzoni di Collodi, frazione di Villa
Basilica, fu arricchito di statue, di nuove piantagioni e dei giochi
dell’acqua che lo caratterizzano. Ancora oggi è considerato uno dei più bei giardini del mondo.
Villa Basilica nell’Età Contemporanea All’inizio dell’Ottocento terminò la lunga serie dei Colonnelli, comandanti delle milizie della Vicaria, che qui risiedevano da alcuni secoli. In questo periodo notevole importanza aveva assunto la lavorazione della
seta che impiegava soprattutto manodopera femminile. Intorno al 1800-1820 la qualifica delle donne Villesi era prevalentemente
quella di “filandaia” o “incannatrice di seta”
o “filatrice di seta”. Nel corso del secolo oltre 600 donne partivano, alla stagione dei bozzoli,
per recarsi a lavorare nelle filande di Lucca, Pistoia e Prato dove
erano ricercatissime. Nel 1813 la Chiesa di S. Maria Assunta viene arricchita dei quattro
preziosi altari laterali, provenienti, con le due acquasantiere, dai
demani Napoleonici e dal demanio Lucchese. Nel contempo, il fonte Battesimale viene tolto dalla Chiesa e collocato
in piazza ad uso pubblica fontana. Il 14 luglio 1819 venne soppresso il Convento delle Monache di S. Agostino
ed acquistato dall’ ”Ordine de’ Minori Cappuccini”,
con annessa la chiesa che venne consacrata il 23 maggio 1822. Il Convento è stato sede di noviziato fino alla fine del 1900. La difficoltà nell’approvvigionamento degli stracci, materia
prima per la lavorazione della carta, fece sì che dopo diversi
tentativi, nel 1823, Stefano Franchi, Tommaso Bini e Ferdinando Manteri
inventarono un metodo per la fabbricazione della carta paglia da involgere. Tale ritrovato fu poi perfezionato dal fratello di Stefano Franchi,
il Prof. Cav. Gesualdo Franchi che rinvenne nella calcina il farmaco
per eccellenza che domò la paglia. I primi esperimenti furono effettuati in una piccola cartiera che teneva
in affitto al Buoso. Gli opifici della zona iniziarono presto a produrre carta per incartare,
abbandonando la precedente fabbricazione di carta per scrivere e per
stampare. Le nuove cartiere si presentavano generalmente su tre piani: la fabbricazione
della carta avveniva al piano terra; al primo piano risiedeva il proprietario,
mentre il secondo piano era riservato agli “spanditoi”. La caratteristica degli “spanditoi” o “essiccatoi”
sono i finestroni stretti e alti, tutti uguali e perfettamente allineati. La loro funzione era quella di asciugare la carta nel più breve
tempo possibile attraverso un sistema di ventilazione naturale. Il 24 novembre 1826 nasce a Collodi, all’epoca frazione di Villa
Basilica, Carlo Lorenzini dove visse i primi anni della sua gioventù
e dove spesso fece ritorno per ritrovare la sua amata madre, famoso
in tutto il modo per aver scritto il romanzo “Le avventure di
Pinocchio”. Secondo il censimento del 1832, la popolazione di Villa Basilica era
composta da 6.851 abitanti così suddivisi: Villa Basilica 1.472;
Pariana 630; Colognora 352; Boveglio 578; Aramo 215; Collodi 1049; Fibbialla
184; Medicina 292; Pontito 416; S. Quirico 492; Stiappa 289; Veneri
882. Alla fine del secolo, a causa delle riduzioni territoriali la popolazione
scese a 2.852 unità. Nel secolo successivo la popolazione è andata diminuendo: nel
1936 gli abitanti erano 2.941; nel 1951 2.822; nel 1961 2.670; nel 1971
2.369; nel 1981 2.166; nel 1991 2.028, per arrivare ad oggi, anno 2004,
con circa 1.800 abitanti. Nell’ottobre 1847 fu soppresso il Vicariato di Villa Basilica,
per cui tolsero la Pretura Civile e Criminale. Grazie all’interessamento del Marchese Giuseppe Garzoni nel 1861
fu approvato il progetto per la costruzione di una strada rotabile da
Collodi a Boveglio, inaugurata il 15 novembre 1863. Ciò dette grande incremento all’industria cartaria e specialmente
alla fabbricazione della carta paglia. Verso la fine del secolo fu anche costruita la rotabile da Botticino
a Villa Basilica. Durante le guerre di indipendenza si distinse come soldato valoroso
e sanitario apprezzatissimo il Dott. Cav. Matteo Giorgini (1827-1910)
colonnello del Regio Esercito e chirurgo primario in vari ospedali militari. Ancora oggi gli eredi conservano con cura gli strumenti usati per i
suoi esperimenti per migliorare la conoscenza riguardo alle tecniche
da utilizzare per curare feriti e ammalati. Con Regio Decreto del 26 luglio 1883 le frazioni di Stiappa e Pontito
passarono al Comune di Vellano, oggi inglobate nel Comune di Pescia. Successivamente toccò alle frazioni di Veneri e Collodi che passarono
al Comune di Pescia con Regio Decreto del 15 maggio 1884. Stessa sorte alcuni anni dopo alle frazioni di Medicina, Fibbialla,
Aramo e S. Quirico che passarono al Comune di Pescia con R. Decreto
del 17 novembre 1890. Importante è stata per diversi secoli anche la lavorazione del
rame. In questo settore particolare rinomanza ebbe la famiglia Morganti; nella
metà del XIX secolo fu chiamata dal Granduca di Toscana a dirigere
la fabbrica Pistoiese del rame. Il 21 ottobre 1923, con una solenne cerimonia e con grande partecipazione
della popolazione, viene inaugurato a Villa Basilica lo splendido monumento
ai caduti della grande guerra 1915-1918 alla quale questa comunità
ha contribuito con dolorose perdite umane. Anche nelle frazioni vengono inaugurati monumenti in onore ai propri
caduti. Durante la seconda guerra mondiale si distinsero dei gruppi di Partigiani
di Villa Basilica che si infiltrarono nell’organizzazione “todt”
per sabotare l’imponente sistema difensivo della “linea
Gotica” sull’Altopiano delle Pizzorne. I Partigiani dovettero contare dolorose perdite ma permisero a Villa
Basilica di essere liberata nel giugno del 1944. Nel dopoguerra diverse cartiere attuarono una profonda riconversione
industriale modificando i sistemi di lavorazione della carta. Infatti la materia prima che veniva sempre più usata era rappresentata
da “carta da macero” e l’asciugamento avveniva a “caldo”:
la carta usciva dalla macchina già completamente asciutta. Con questo sistema si sono resi inutili i locali adibiti a “spanditoi”
che poi con il passare del tempo sono andati in decadenza. Questa nuova lavorazione ha procurato un notevole incremento della produzione
in termini quantitativi; la forza idraulica venne sostituita dalla forza
motrice dell’energia elettrica e si rese necessario avere aree
a corredo sempre più ampie. Principalmente a causa della mancanza di aree adeguate le storiche famiglie
Villesi che hanno prodotto carta in questa valle, si sono trasferite
nella piana Lucchese dove, in pochi decenni, hanno permesso a Lucca
di diventare il polo cartario più importante d’Italia ed
uno dei più importanti d’Europa. Tra queste famiglie ricordiamo i Pasquini, i Perini, e gli Stefani. Oggi agli inizi del terzo millennio sono rimaste in attività
nella nostra valle solo una decina di cartiere. Tra le attività agricole grande importanza ha avuto la lavorazione
dei pali da viti e del carbone per le attività domestiche ed
industriali di Pariana, Colognora e Boveglio. I nostri boscaioli e carbonari erano talmente abili che venivano richiesti
in zone lontane come la Maremma e perfino la Corsica. Anche nell’immediato dopoguerra proseguì, con l’approssimarsi
dell’autunno, la raccolta delle castagne che richiamava stagionalmente
un gran numero di “coglitore” dalla pianura. Esse venivano ospitate nelle case ed anche nei metati dove, alla sera,
dopo una giornata di lavoro, spesso era usanza ritrovarsi ballando e
cantando. Nel 1962 viene costituita dal Renieri e dai fratelli Cardinotti la “Recard”:
una officina meccanica che, in circa quaranta anni, ha saputo imporsi
nel mondo per la produzione di macchine continue per la fabbricazione
della carta dando costantemente lavoro a circa 80 addetti. Il 29 giugno 1967 viene tenuto a Villa Basilica un convegno di studio
sulla nostra storia. Tra i relatori il compianto Dott. Enzo Potenti, studioso ed amante della
nostra storia. In quella circostanza il Potenti aveva auspicato uno sviluppo turistico
favorito da un clima salubre, dal recupero e valorizzazione del patrimonio
architettonico esistente, dalla storia, dalle nostre tradizioni, dalla
favorevole posizione geografica. Verso la fine degli anni sessanta viene aperta la strada provinciale
che collega Boveglio a Bagni di Lucca. Agli inizi degli anni ottanta le nuove normative sulla tutela ambientale
fanno sì che gli industriali della vallata, in collaborazione
con i Comuni di Villa Basilica e Pescia, si consorzino in una società
che gestisce un impianto di depurazione delle acque in localita Veneri. Questa felice scelta ha permesso alle aziende cartarie, che si sono
ammodernate nei loro impianti, di sopravvivere in questa valle con beneficio
per l’intera economia. Nel 1985, con la chiusura della Cartiera del Birindelli, a distanza
di oltre 150 anni dalla sua invenzione, cessa definitivamente la produzione
della carta paglia nella nostra valle che tanto benessere aveva portato,
sostituita prevalentemente dalla “carta per usi igienici”. Anche un modo di vita è scomparso. Infatti era usanza che i fornitori di paglia, in prevalenza provenienti
dalla Maremma, si incontrassero nell’abitazione del cartaio, spesso
in presenza delle rispettive famiglie, e durante l’intera giornata
parlavano del mercato, dei problemi del lavoro, e di altro ancora, vivendo
in ambienti diversi e distanti tra loro. Durante l’estate non vediamo più le lunghe carovane che
trasportavano paglia per poi essere issata sui caratteristici “pagliai”. Contrariamente al recente passato in cui l’intera popolazione
poteva trovare occupazione prevalentemente nelle cartiere, oggi si rende
necessario diversificare e valorizzare le diverse realtà ed opportunità
che il territorio offre. Solo così potremo invertire la tendenza e riportare la “nobil terra” ai fasti di un tempo glorioso. Note storiche a cura di Lurci Michele © 2006
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