Ha curato l’adattamento dei testi per la lettura nella Cattedrale di Firenze sulla vita di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, per il quale oggi riceve un premio speciale dal Festival; cosa le è rimasto impresso di questa Santa, e come è stato lavorare su quei testi ?
È stata una grande scoperta: una figura che può apparire lontana, non solo per i 4 secoli che ci separano dalla sua vita, ma anche per il suo modo così totalizzante di vivere la fede, le sue estasi mistiche, il suo cercare la purezza, le penitenze che si infliggeva. Eppure, Maria Maddalena de’ Pazzi ha ancora oggi tante cose da dirci. E quel suo grido, “Venite ad amare l’Amore”, che lei ripeteva correndo e ballando per il convento, è un invito che può scuotere anche le nostre esistenze. Una santa che occupa un posto di primo piano nella storia di Firenze, ma che non è conosciuta quanto meriterebbe. E mi fa molto piacere che, anche a seguito delle celebrazioni del quarto centenario e della lettura che ho curato, sia stata riscoperta, soprattutto dai giovani: la sua festa, che viene celebrata nel seminario diocesano di cui è patrona, è ormai diventata un appuntamento atteso e partecipato per molti ragazzi.
Come giornalista Cattolico ha scritto alcuni libri o corpose schede su vari sacerdoti toscani, come sono i preti toscani ?
È indubbio che la nostra regione abbia visto, nel Novecento, una fioritura notevole di esperienze di vita ecclesiale. Figure di sacerdoti straordinarie, alcune più conosciute, altre nascoste nelle pieghe della vita ordinaria della Chiesa. Anche oggi non mancano i grandi preti, gli “uomini di Vangelo”. Una cosa che contraddistingue i preti toscani, ma direi più in generale il modo toscano di vivere la fede, è la capacità di mettersi in ascolto del mondo: il dialogo, l’apertura verso i “lontani”, l’attenzione per l’uomo in ogni suo aspetto, l’impegno sociale e culturale. Accanto a questo, un secondo aspetto vale la pena sottolineare: la fedeltà alla Chiesa, a volte sofferta, a volte esplicita e dichiarata. Non possiamo dimenticare, è vero, che la Toscana è stata anche terra di contestazioni e lacerazioni, e ha visto in periodi diversi della sua storia recente non pochi preti e religiosi allontanarsi dalla Chiesa. Ma se c’è una caratteristica della religiosità di questa regione, è proprio quella di aver saputo esprimere figure capaci di coniugare passato e futuro, rispetto per la tradizione e ricerca di nuove strade, obbedienza e profezia.
Giornalista professionista dal 1998, ha curato l’ufficio stampa delle celebrazioni per il centenario della nascita di Giorgio La Pira, ed ha curato un suo adattamento per i testi. Ma chi era questo Sindaco di Firenze che sicuramente sarà fatto santo perché per la gente è già santo?
Giorgio La Pira non finisce mai di stupire: la sua vita è avvincente come un romanzo, appassionante come un film. Lo ritroviamo in tutte le grandi vicende italiane e mondiali del suo tempo, dalla stesura della Costituzione italiana al primo governo De Gasperi, dalla pace tra Francia e Algeria al “rapporto Krusciov” sui crimini del comunismo, dalla guerra tra Egitto e Israele al Vietnam. Ovunque lui porta il suo messaggio di pace e di farternità: “abbattere i muri, costruire ponti”. E di fronte alla politica di oggi, così lontana dai grandi avlori e dai grandi ideale, lui ci dimostra, come ha scritto Carlo Bo, che “anche un santo può fare politica”.
Queste sue incursioni nel teatro, come nascono e cosa le hanno portato in più rispetto alla sua attività di giornalista ?
Nascono, mi verrebbe da dire, un po’ per caso: sono dovute proprio a La Pira, alla voglia di far conoscere al pubblico questa figura straoridnaria. Dopo il libro che ho scritto per la San Paolo, “Il sindaco santo”, mi venne l’idea di uno spettacolo che alternasse il racconto della vita di La Pira con la lettura dei suoi scritti, le lettere, i discorsi… Fu portato in scena, durante le celebrazioni del centenario della nascita, dall’attore Alessandro Benvenuti prima alla Badia Fiorentina, e poi replicato per gli studenti delle scuole superiori nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio: un’emozione fortissima. Ma il testo ha avuto anche altre repliche, con altri attori. La cosa mi è piaciuta, e allora quando ho saputo che Firenze avrebbe celebrato Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, mi sono proposto per dare vita a uno spettacolo simile, e l’idea è piaciuta: ma neanche io pensavo che sarebbe stata realizzato con tanta solennità, nel Duomo di Firenze, con una attrice splendida come Claudia Koll, accompagnata da Marco Predieri, giovane attore fiorentino altrettanto bravo, e dalle bellissime musiche di Martina Cardelli. Ormai ci ho preso gusto: quest’anno ho lavorato su don Giulio Facibeni, per uno spettacolo che è stato inserito nel programma del Genio Fiorentino. E magari, chissà, capiteranno altre occasioni, altri personaggi.
Anche il Papa Benedetto XVI si è fatto sentire in occasione delle celebrazioni mandando un suo personale messaggio all'Arcidiocesi di Firenze: "Sono lieto di ricordae Santa Maria Maddalena de' Pazzi, spirituale presenza ispiratrice per le Carmelitane della Antina Osservanza. In lei esse vedono la "sorella" che ha percorso interamente la via dell'unione trasformante con Dio che addita in Maria la "stella" del cammino verso la perfezione. Per tutti questa grande santa ha il dono di essere maestra di spiritualità.(...) Come, mentre era in vita, attaccandosi alle campane sollecitava le sue consorelle gridando "Venite ad amare l''Amore", la grande mistica, da Firenze, dal suo seminario, dai monasteri carmelitani che a lei si ispirano, possa ancora oggi far sentire la sua voce in tutta la chiesa, diffondendo l'annuncio dell'amore di Dio per ogni creatura umana".
Mattia Lattanzi
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