Signora Bouchet che ricordi ha degli anni gli anni della commedia sexy all’italiana?
Ho dei ricordi molto belli. Io sono arrivata dagli Stati Uniti. Lavorare in Italia era totalmente diverso dall’America, perché negli USA era d’obbligo il silenzio totale, non parlava nessuno, invece qui si sentiva l’aereo che passava, il personale che chiacchierava. Negli Stati Uniti, c’erano gli studi insonorizzati e tutto veniva effettuato con doppiaggio, quindi all’inizio mi sono sentita un po’ disorientata, perché non riuscivo a concentrarmi, considerando anche la difficoltà della lingua straniera, il dover recitare con l’attore francese, l’attrice spagnola, si girava il film in tanti posti diversi. Per me era comunque una grandissima gioia il poter viaggiare, avere il privilegio di vedere i posti, che magari anche un semplice turista non può visitare.
Ci furono rivalità fra lei e le altre colleghe come Edwige Fenech, Gloria Guida e Carmen Russo?
Non avevamo il tempo di pensare alle rivalità. Io adoro Gloria, che è tutt’oggi una cara amica; era più giovane di me; una ragazzina, posso dire senza dubbio, una persona adorabile. Carmen anche, Edwige era un po’ la mia antagonista; i registi ci contendevano, dicevano: “O la Bouchet o la Fenech”.
Perché scelse un Paese come l’Italia, per affermarsi a livello cinematografico?
La mia carriera in realtà è cominciata negli Stati Uniti; ho fatto dodici films in America. In seguito i produttori e i registi italiani sono venuti negli USA, per cercare un’attrice protagonista per un film che s’intitolava Corpo rovente, con Carmelo Bene. Hanno trovato me e quando sono giunta in Italia, i ruoli continuavano, mi offrivano lavoro, tanto che alla fine dissi:” Penso che l’America sia qua!”. E così sono rimasta.
Se dovesse tornare indietro, con chi eviterebbe di lavorare e con chi invece, avrebbe voluto girare un film da protagonista?
Avendo fatto la “commedia all’italiana”, anche se so che non era considerata di prima categoria, avrei voluto lavorare con registi molto più quotati, come: Dino Risi, con il quale ho provato in tutte le maniere, ma mi è sempre andata male. Nel film L’anatra all’arancia, mi avrebbe dovuto dirigere lui, poi però, per una serie d’imprevisti, non se n’è più fatto nulla. Ho avuto comunque la fortuna di lavorare con Mauro Bolognini, accanto all’indimenticabile Marcello Mastroianni. Per il resto, io non ho mai avuto problemi con nessuno, sono abbastanza pacifica.
Ha fatto una scelta e cioè quella di dedicarsi interamente al fitness, aprendo anche una palestra, ma non ha mai pensato di continuare a recitare, magari interpretando ruoli seri e idonei alla sua età?
Mi sono dedicata ad un certo punto della mia vita al fitness, perché mi sono detta:” Ora basta, non voglio fare la bambola sexy oltre i quarant’anni; non me la sento, non mi va e vorrei recitare ruoli adatti ad una donna della mia età”. All’epoca non mi vedevano così, quindi mi sono ritirata spontaneamente dalle scene; mi sono dedicata al fitness, per riempire il mio tempo, perché non so stare senza fare niente. Poi circa due anni fa sono rientrata a fare cinema con Scorsese, in seguito televisione con la serie Incantesimo e Un posto al sole. Piano, piano, sto tornando a fare l’attrice, recitando il ruolo della donna della mia età, perché è quello che voglio fare. Non è che non voglio più lavorare, voglio i copioni adatti a me, alla mia età.
Che tipo di rapporto ha con la grande rete internet?
Prima di arrivare in Italia, ho seguito un po’ le innovazioni che c’erano già negli USA. Mi sono comprata un computer portatile, ho seguito delle lezioni. Io non volevo rimanere indietro, così, in seguito ho fatto dei corsi anche qui in Italia. Pensi, che avevo in progetto di realizzare un portale in internet, inerente alla salute e al benessere. Avevo contattato un esperto di computers, ma all’ultimo momento questa persona ha declinato l’incarico. E’ stato per me un grande dispiacere, comunque ormai è passato del tempo. Oggi utilizzo il pc principalmente per la posta elettronica e per navigare in internet, ma oltre quello non lo uso più di tanto.
Mattia Lattanzi
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