Nel 1979 lei ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi al Ministero della Parola; perché ?
Perché mi è sembrato di ricevere la chiamata a un servizio più diretto della Parola di Dio. È una decisione della cui bontà non ho mai dubitato nei 30 anni trascorsi da allora. Non ho però mai voltato le spalle al mondo dell’università. Conservo anzi un’idea molto bella degli anni trascorsi in essa prima come studente e poi come docente di Storia delle origini cristiane, delle esperienze fatte e delle amicizie profonde che mi ha regalato, tra cui quella del Prof. Giuseppe Lazzati che mi volle collaboratore e successore nella direzione del Dipartimento di scienze religiose.
Dal 1980 è Predicatore della Casa Pontificia, come si trova nel vestire i panni di colui che “deve tirare spiritualmente le orecchie ” al Papa, ai cardinali e ai vescovi della curia romana ?
Il compito del Predicatore della Casa Pontificia non è di "tirare le orecchie" a nessuno, ma di proclamare il vangelo. Avrei tremato se avessi dovuto annunciare un mio messaggio, delle mie idee, ma annunciando il vangelo di Gesù non ho mai tremato perché credo che esso ha l’autorità di parlare a tutti, anche al successore di Pietro. Del resto, degnandosi, ogni venerdì mattina di Avvento e Quaresima, di venire ad ascoltare la parola di un semplice sacerdote della Chiesa cattolica, è più il Papa che fa la predica al predicatore con la sua umiltà che non il contrario.
Lei è chiamato a parlare e a portare “la buona novella” in vari Stati del mondo; come vive e ricorda i suoi viaggi?
Sì, il mio ministero mi ha portato a predicare in una settantina di paesi diversi e in alcuni decine di volte. Ovunque trovo una grande sete della parola del vangelo. Una delle gioie più grandi è che sono invitato sempre più spesso a predicare anche al di fuori della Chiesa Cattolica, ad assemblee di fratelli protestanti, anglicani, metodisti, pentecostali…. Sono appena tornato dalla Svezia dove ho parlato a circa tremila luterani, tra cui un centinaio di pastori.
Ha scritto numerosi libri, tra l’altro tradotti in molte lingue; quello più significativo per lei ?
I miei libri sono tradotti in una ventina di lingue, dall’inglese, al giapponese al vietnamese. Alcuni sono stati editi da editori protestanti, per loro richiesta. Tra i più diffusi sono “Il canto dello Spirito” (nell’edizione tedesca reca una lunga presentazione dell’allora Card. Ratzinger), “L’Eucaristia nostra santificazione” e “La vita in Cristo”.
Lei tiene, ogni sabato sera, su Rai uno, una rubrica di spiegazione del Vangelo “Le ragioni della speranza”; crede che la tv italiana possa ancora trasmettere la speranza, soprattutto ai giovani ?
Ho pubblicato, con il titolo “Caro padre” (ora esaurito), una raccolta di lettere e testimonianza ricevute nel mio servizio in tale programma, tra cui la corrispondenza con un noto pentito della mafia che a suo tempo fece scalpore. In esse si vede il potere che ha la parola di Dio, trasmessa con il mezzo televisivo, di suscitare speranza. È come se Gesù entrasse di nuovo di persona nelle case per portarvi la sua pace, come faceva quando era in terra. Anche per questo mi introduco nelle case con il saluto insegnatoci da Gesù e raccolto da Francesco d’Assisi: “Pace e bene a tutti!”
Franco Mariani
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