Non c'è dubbio che tra i tanti giornalisti italiani tu sia, se non quello più esperto di tecnologia, quello che sicuramente si sente più affascinato e attratto. Come è nata questa passione ?
Posso dire che la passione c’è sempre stata, caro Franco. Ero uno di quegli insopportabili bambini che leggevano Carl Sagan e Arthur Clarke, i manuali di astrofisica e i manuali delle Giovani Marmotte. Senza dimenticare i tanti programmi di Mino Damato. Anche per il mio tema di ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia trattai delle nascenti tecnologie via satellite per la tv. Chiaro che quando si è trattato di lavorare abbia cercato di occuparmi di ciò che mi interessava. Mio nonno era ingegnere. Io, malgrado la mia inconsistenza matematica, sono un ingegnere mancato…
Ancora giovane, hai comunque debuttato televisivamente a livello nazionale su una tv giovanile. La tua conduzione, il tuo modo di porti e di lavorare mi hanno sempre colpito, e come me il grande pubblico. Come nasce Ivo il giornalista-conduttore, dai colori eccentrici, a partire dagli occhiali e dai capelli sbarazzini ?
Io ho debuttato a 18 anni su Novaradio Roma, Edizioni Paoline. In tv ci sono arrivato a 23 anni, facendo il Programmista Regista a Linea Verde. A 26 ero a TMC. Su Tmc2 sono arrivato solo a 38 anni, anche se ne dimostravo 10 di meno. La mia vocazione eccentrica nasce proprio da TMC, fine anni ‘80, grazie all’intuizione di un grande Direttore, il brasiliano Ricardo Pereira e a collaboratori altrettanto in gamba. Insieme, abbiamo anticipato tante mode che poi sono diventate tipiche di Italia1 (dalle riprese “storte” alle interviste doppie, ai travestimenti). E’ un peccato che nessuno ci riconosca tali primogeniture. Forse tu con le tue operazioni sulla memoria puoi fare qualcosa.
Recentemente è uscito il tuo ultimo libro "Moro rapito". Su un sito ho trovato scritto "che il 16 marzo 1978 è cambiata l’informazione nel nostro Paese. Con il rapimento Moro, per la prima volta nella storia della televisione italiana, la “finestra è aperta” sul mondo di notizie che si affastellano una sull’altra nell’incertezza della verità. Moro rapito! ha la forza travolgente dello sguardo all’indietro di chi ha ora l’esperienza, la rassegnazione e la consapevolezza che la democrazia è un organismo delicato, del quale i vasi sanguigni più importanti sono rappresentati dai mezzi di comunicazione di massa. Lo studio su quale fu il funzionamento di questo sistema vascolare in occasione del caso Moro può servire a prevederne le trombosi, delle quali è sempre di più, a rischio. Prefazione di Francesco Cossiga. Postfazione di Mario Porcellini". Come è nata in te questa avventura, e che riscontri hai avuto?
L’avventura nasce al Centro Sperimentale di Cinematografia. La vicenda mediatica di Moro fu la mia tesi di Diploma.
Visto che un editore era tanto interessato ad un prodotto del genere nella ricorrenza del trentennale, l’ho ripresa, notevolmente ampliata e arricchita iconograficamente e con tante testimonianze e contributi.
