Perché le storie d’amore nei film di Pieraccioni sono sempre particolari ?
Mi piace raccontare l'amore di quelli che si rincorrono: come diceva Trilussa, l'amore è un'altalena dei perdenti. Ci si prende, ci si lascia, poi però quando si arriva ad abbracciarsi e a pensare che forse l'amore può trionfare, è una bella sensazione.
Come vive il suo rapporto con la macchina da presa?
Nella commedia, la macchina da presa deve essere a disposizione dell'attore. Io faccio molte inquadrature "a teatrino" per lasciar interagire gli attori, quando sono bravi non bisogna forzarli con la tecnica. L'importante è girare l'essenziale, se si cede al virtuosismo si rischia di sbagliare.
Ma il suo gruppo è un gruppo vincente ?
Credo proprio di sì, siamo sempre lo stesso gruppo di amici, poi, perché fare un film è come andare in campeggio insieme. Sarebbe tremendo girare con delle persone con cui poi non si riesce a parlare nelle pause. A me fanno molta paura gli attori che si prendono sul serio.
Vita da pendolare tra Firenze e Roma. Cosa ha portato a Roma e/o le è rimasto nel suo dna fiorentino ?
Quando ero giovane andavo a Boboli, guardavo i tetti delle case della città e immaginavo le storie che vi svolgevano sotto. Vorrei fare un film su Firenze, perché nonostante ormai da anni vada su e giù tra qui e Roma, io vorrei stare di più a Firenze, dove la qualità della vita è migliore.
Che regista è oggi Pieraccioni ?
Mi sento più vicino a registi come Salemme o Nuti, che a Neri Parenti. Noi facciamo film da passa-parola. Parenti, Boldi, De Sica fanno il classico film di natale, si sà già cosa si va a vedere ormai da 20 anni.
Mattia Lattanzi
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