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LE INTERVISTE

di

Mattia Lattanzi

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A

VICTOR RAMBALDI

Lei è uno dei pochi  italo-americani che ama sottolineare come questi due aspetti della sua vita siano molto importanti, soprattutto per la sua crescita umana e professionale, vero ?

Certo. Sono due culture a confronto, con molti aspetti in comune, ma anche con divergenze profonde. mi considero fortunato per essere andato negli USA abbastanza giovane. così ho avuto modo di integrare la mia "italianita" con gli aspetti professionali più tipici americani e dai quali, dal punto di vista di professionista del cinema, abbiamo ancora molto da imparare.

Ha girato molti spot pubblicitari e organizzato spettacoli multimediali come il "Cinespettacolo della Grancia", che rimane ad oggi il più grande evento multimediale d’Europa. Come nacque quel progetto?

Fui chiamato dalla società che organizzava l'evento e dal dott. Giampiero Perri, il geniale responsabile creativo del progetto. Erano interessati ad un regista di stampo cinematografico, con una visione abbastanza innovativa dell'uso della multimedialità e con una spiccata tendenza alla "contaminazione" di diversi generi, come il musical, il teatro, il cinema, gli effetti speciali, gli effetti visuali, etc. essendomi impegnato in passato in diversi progetti, anche sperimentali, hanno ritenuto la mia esperienza, soprattutto all'estero, utile ed importante.

Da cortometraggi come “Prism” fino alla realizzazione di noti film come: “Decoy”, “Rageful”… .  Cosa deve affascinarla in un progetto, per accettare la “sfida”?

Innanzitutto la storia mi deve toccare da un punto di vista emozionale. La sceneggiatura deve essere ben confenzionata. Io sono un fissato della "struttura" del racconto, e spesso amo attingere ad archetipi che nascono dalla mitologia classica e dagli studi sul mito di Joseph Campbell e Aristotele. Inoltre, mi domando sempre: "perchè è necessario questo film?" amo la semplicità e quando la storia è valida dal punto di vista emotivo, siamo già oltre metà dell'opera.

Nel 2005 la prima produzione italiana, il film d’animazione "Yo-Rhad-un amico dallo spazio", vincitore di un premio speciale al Giffoni Film festival. Come è stata questa esperienza e cosa l’ha colpita di quel festival, oggi famoso in tutto il mondo ?

L'esperienza mi è molto cara perchè era la prima volta che un film veniva tratto da un mio libro, scritto a quattro mani con la giornalista RAI Gina Basso. Mi sono molto divertito e ancora una volta ho potuto attingere a quella parte di me che è rimasta ancora come Peter Pan. Il Festival di Giffoni mi ha sempre colpito per la sua originalità d'impostazione, per l'energia dei giovani critici, e per l'impeccabile organizzazione.

Lei ama le sue radici italiane, ma è fortemente legato agli U.S.A. Cosa pensa del nuovo Presidente Americano, Obama?

Dopo l'amministrazione Bush, è una ventata di freschezza e di idee. Il suo compito è molto difficile. Bisogna dargli tempo. Mi piace la sua impostazione molto pragmatica e vicina alla gente.

Lei è il figlio di Carlo Rambaldi il papà di E.T., che rapporto ha avuto con suo padre, con le sue incredibili creazioni, e cosa le ha insegnato?

Non sempre è stato un rapporto facile. siamo entrambi sempre stati molto creativi e alcune volte, su progetti sviluppati insieme, non e' stato semplice arrivare al compromesso. In ogni caso, l'elemento più importante che mio padre mi ha insegnato è che il cinema è fatto principalmente di movimento e immaginazione. La sua instancabile attività mi ha inspirato a credere sempre in quello che si fa e a mantenere viva la voglia di fare, sperimentare, creare. Sempre.

Il suo ultimo film "Il soffio dell'anima", con Flavio Montrucchio, Dario Ballantini, Orso Maria Guerrini, ha avuto una buona e costruttiva critica da parte del Vaticano. Se lo aspettava ?
 
No, non me lo aspettavo e mi ha fatto molto piacere. Il film sottolinea tematiche sociali e valenze emotive che il critico ha centrato in pieno. Ne sono orgoglioso.

Mattia Lattanzi

                                         
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