Rimasto improvvisamente vedovo, Duncombe, Console britannico a Firenze si trova impreparato a risolvere i problemi relativi ai due figli, Milo di quattro anni, interpretato da Simone Giannozzi, ed Andrea di otto, interpretato da Stefano Cologrande.
A questo stato di cose crede di poter rimediare in qualche modo assumendo un'austera governante,
trattando da persona adulta il figlio maggiore, al quale bruscamente comunica la morte della mamma, e vezzeggiando il più piccolo, Andrea, costretto da tale atteggiamento a rinchiudersi in se stesso, mentre sente vivissimo il dolore per la morte della mamma e ne coltiva l'affetto con mille nascoste manifestazioni, si abbandona alle monellerie tipiche della sua età, guadagnandosi una serie di rimbrotti che lo feriscono ancor di più mentre di ogni piccolo incidente il vivace Milo appare sempre come la vittima del fratello.
Dell'errato atteggiamento del console si accorge soltanto suo fratello Will, che lo invita a trattare con maggiore benevolenza il figlio maggiore.
Ma Duncombe, dopo avere promesso ad Andrea di condurlo con se a Roma, per un'ennesima incomprensione, lo castiga.
Il ragazzo, turbatissimo, ripete un suo abituale gioco pericoloso e si ferisce mortalmente.
Presentato al Festival di Cannes nel 1967 conquista il David di Donatello per la miglior regia a Luigi Comencini.
Un David Speciale è stato assegnato ai due piccoli interpreti Simone Giannozzi e Stefano Colagrande.