Gino Bartali è stato un personaggio che ha incarnato
un pezzo di storia dell’Italia del dopo guerra.
Memorabile è rimasta la seconda
vittoria al Tour de France conquistata nel'48, quando tutti
lo davano per spacciato a causa dell’età.
Il suo trionfo distolse l'attenzione degli
italiani dal tragico attentato al segretario dell’allora
Partito Comunista, Palmiro Togliatti, e non a caso Alcide
De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, prima
della gara telefonò a Bartali esortandolo a vincere
per il bene della Nazione, sicuro che la sua vittoria avrebbe
ripristinato la calma nel paese.
La vita di Bartali è stata recentemente
riproposta da RAIUNO in una fiction a marzo, per la regia
di Alberto Negrin, musiche del premio oscar Ennio Morricone,
con l’attore Pierfrancesco Favino nel ruolo del protagonista.
Nello sceneggiato però non c'è
solo il campione sportivo, c’è soprattutto
l'uomo Bartali, un toscanaccio schietto e sanguigno, fedele
per tutta la vita alla moglie Adriana, che sposa da ragazzo
prima della fama, cattolicissimo, terziario francescano,
antifascista, malvisto dal regime mussoliniano perché
non volle mai indossare la camicia nera e soprattutto perchè
invece che al Duce dedicava le sue vittorie alla Madonna
e alla memoria del fratello Giulio.
Solo recentemente poi si è saputo
che negli anni della seconda guerra mondiale collaborò
attivamente con il Cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa,
a mettere in salvo antifascisti ed ebrei, tanto ad essere
arrestato ma rilasciato dopo un solo giorno grazie alla
protezione della Chiesa.
Una figura importante e determinante per
la vita di Bartali, è quella del padre, Torello,
interpretato dall’attore fiorentino Bruno Vetti, marito
della grande attrice Dory Cei.
Bruno Vetti, che ha una lunga carriera
teatrale alle spalle, al cinema ha già interpretato
ruoli importantissimi, come in “Muro di Gomma”,
del 1991, sulla tragedia di Ustica, dove è l’avvocato
dei familiari dell’aereo abbattuto, oltre ad essere
stato diretto da Roberto Benigni, Enrico Montesano, Alessandro
Benvenuti e dai fratelli Andrea ed Antonio Frazzi, in “Il
cielo cade” con Isabella Rossellini.
Sia il regista Negrin che lo stesso Vetti
concordano sull’importanza della figura paterna nello
spronare Bartali ad essere un vincitore.
C’è una scena chiave, nella
prima puntata, dove Bartali ottiene faticosamente dal padre
il permesso di correre in bicicletta a condizione “che
vinca e porti i soldi a casa”, e Gino vincerà
clamorosamente tutte le corse più importanti alle
quali parteciperà, diventando imbattibile.
“E’ questa scintilla –
ci dice Bruno Vetti, che abbiamo incontrato dopo il suo
rientro da Roma dove ha partecipato alla proiezione e conferenza
stampa nazionale di presentazione della fiction e che ci
ripropone a viso la scena chiave – è quel qualcosa
in più che è entrata nel cuore e nel cervello
di Gino. La potenza l’aveva di per se, ma per diventare
campioni, con la C maiuscola, ci vuole qualche cosina di
più della potenza, e il merito sta in quelle parole
del babbo che sicuramente hanno sempre accompagnato Bartali.
E anche quando De Gasperi gli telefonò a causa di
quanto accaduto a Togliatti, sono sicuro che Gino non sentì
la voce di De Gasperi, bensì quella del padre Torello,
rialimentando quella scintilla”.
Era destino che Bruno Vetti interpretasse
il padre di Bartali.
Mezz’ora dopo la telefonata del suo
agente, nell’aprile scorso, che gli annunciava il
provino a Roma, era già alla ricerca dei parenti
e al museo fiorentino che stava nascendo, dove trovò
due foto di Torello che poi ha consegnato al regista, il
quale non l’ha nemmeno provinato, ma al termine della
presentazione, nella quale venne fuori che in poche ore
Vetti si era documentato su chi fosse stato in realtà
Torello, nonostante venti attori ambissero alla parte, questa
fu immediatamente sua.
Anche con Adriana, la moglie di Bartali,
c’è stato un lungo incontro e i due si sono
risentiti a natale per farsi gli auguri, cosi come con Pierfrancesco
Favino/Bartali, che è rimasto colpito dalla passione
e dalla bravura messa da Bruno Vetti nella sua interpretazione.
“Non so – dice Vetti - quali
scene, anche dove non ci sono io, tra tutte quelle girate,
andranno poi effettivamente in onda, perché in fase
di montaggio molte sono state tagliate, tra cui tutte quelle
di Lino Banfi, che interpreta Papa Giovanni XXIII, e che
volle conoscere personalmente Bartali, ma credo di essere
riuscito a far rivivere Torello e quello che è stato
per il figlio, contribuendo a far conoscere al grande pubblico
questa figura cosi importante e soprattutto determinante
nella vita del grande Gino”.